La prossima primavera, tutti i lavoratori dipendenti e tutti i pensionati in possesso di un PC con collegamento ad internet e, soprattutto, in possesso delle credenziali fisconline, potranno accedere al proprio cassetto fiscale dove troveranno il modello 730 già compilato e, in pochi semplici passi, procedere all’invio.
Tuttavia, la stessa Agenzia delle Entrate, ha stimato che oltre il 70% dei modelli 730 avrà bisogno di essere integrato in quanto non sono presenti le detrazioni per le spese sanitarie. Appare pertanto scontato che, tutti coloro che lo scorso anno si sono rivolti ai centri di assistenza ed ai commercialisti per redigere il modello 730, anche quest’anno faranno altrettanto se vorranno usufruire di tutti gli oneri detraibili loro spettanti.
Ma una differenza, rispetto allo scorso anno, c’è ed è rappresentata dall’art. 6, comma 1, lettera a) del cosiddetto decreto semplificazioni. La norma in questione sancisce che, in caso di rilascio di un visto di conformità infedele su un modello 730 precompilato (p.e. in caso di mancata verifica del numero dei familiari a carico o dell’effettivo versamento degli acconti d’imposta), il professionista è soggetto al pagamento di una somma pari all’imposta, alla sanzione e agli interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente. Unico rimedio per il professionista è riuscire a dimostrare (e non si sa come) il dolo da parte del contribuente.
Mai una norma aveva previsto un regime sanzionatorio che accolla ad un soggetto terzo il debito tributario altrui comprensivo di sanzioni ed interessi, né ci potranno essere professionisti disposti a rischiare di pagare le imposte ai propri clienti. Contro l’irrazionalità della norma, oltre la sua presunta incostituzionalità, si potrebbe arrivare anche ad uno sciopero delle categorie interessate. Per tutto ciò, il modello 730/2015 precompilato, rischia di essere un insuccesso prima ancora di vedere la luce.